Il corpo e la matita. Dieci domande a Claudio Patané
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1828-5961/4315Parole chiave:
taccuino, disegno, analogico, digitale, urban sketcher, Claudio PatanéAbstract
La rilevanza materica del disegnare. Il peso del corpo del disegnatore e degli arnesi di cui fa uso sporcandosi le mani di colore. Il rumore dei passi che attraversano un luogo. Il bisogno di conoscere, il desiderio di ricordare e di custodire, ma anche di dimenticare. La libertà di perdersi, camminando con un taccuino in mano e senza indicazione alcuna, per le strade di una città. Il disegno dal vero inteso non come “pratica antica”, ma come azione ancora oggi necessaria per non smarrire la reale terza dimensione delle cose. In dieci domande all'urban sketcher Claudio Patanè, indagatore vagante della realtà urbana - e non solo - , l'esperienza e il punto di vista di chi, privilegiando matita e taccuino, ha scelto un approccio critico, ma non ostile, alla tecnologia digitale, sostenendone i valori sociali e comunicativi, senza tuttavia sottovalutarne il pericolo della deriva autoreferenziale.
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