Escher. Il linguaggio di un artista al confine tra arte e matematica
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1828-5961/3174Parole chiave:
Escher, restituzione prospettica, prospettivaAbstract
Nel guardare le opere di Escher viene naturale chiedersi se ci sia un principio geometrico alla base delle sue elaborazioni, che tendono a spiazzarci e a confonderci attraverso l’uso sapiente di stratagemmi illusori. Sembra che più mondi coesistano in uno stesso spazio pittorico, il cui orientamento cambia al variare della posizione relativa tra occhio e piano.
E’ possibile rintracciare elementi stabili, dei punti ordinatori nel suo sistema di rappresentazione?
La presente ricerca, che tenta di fornire una risposta a questo interrogativo è stata sviluppata sulle due stampe “relatività” e “Torre di Babele”, apparentemente costruite secondo una prospettiva a quadro obliquo. Si è cercato di capire se l’apparente convivenza spaziale di mondi inconciliabili fosse stata ottenuta attraverso deroghe prospettiche affidate alla sensibilità creativa dell’artista, oppure rispettassero severe regole proiettive. Si è cercato una sorta di conferma delle parole dell’artista allorché osservava che “Anche se non ho avuto un’istruzione o conoscenze in scienze esatte, mi sento spesso più vicino ai matematici che ai miei colleghi artisti”.
La ricerca affonda le sue radici nel campo della restituzione prospettica, che consente di ricostruire il riferimento (ove mai esista) della rappresentazione e di ricavare le proiezioni ortogonali degli oggetti rappresentati attraverso un’operazione di ribaltamento.
Con tale indagine si è cercato di addentrarsi nell’attività costruttiva dell’artista, ripercorrendo a ritroso le tappe del suo lavoro.
Riferimenti bibliografici
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